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Come cambiare le competenze per il turismo

la pandemia ha fatto emergere la necessità di nuove figure professionali e di nuove competenze, il settore saprà cogliere la sfida?

Un tempo un ministro disse che <<le economie avanzate non possono puntare sul turismo, quella è roba da statarelli senza industrie>>, riferendosi all’incidenza sul PIL del comparto turistico che in paesi quali le maldive supera il 50% ed additandola ad un “modello di sviluppo” da paese senza ambizione. Ebbene oggi, nessun ministro di nessun paese, si sognerebbe più di fare tali esternazioni ed anzi, si adoperano per poter aumentare i flussi turistici in entrata e promuovere l’immagine candida del proprio paese, indipendentemente dalle condizioni di sviluppo e di vita.

Tuttavia la pandemia ha radicalmente cambiato il turismo e con esso, anche le richieste dei turisti che soggiornano in Italia e nei bellissimi campeggi italiani. Maggior distanziamento, senso di protezione, maggior empatia nonostante le mascherine ed una maggior comprensione di problemi semplici ma che richiedono l’intervento umano. Il turismo stà cambiando: nuove regole, nuove figure, la digitalizzazione che pesantemente richiede investimenti e che richiede nuove figure professionali, pronte per l’analisi dei dati, la riqualificazione delle strutture in modo costante e la capacità di innovare e di sapersi raccontare. Per cambiare le competenze, come ha dichiarato il Professor Marco Brogna in occasione del convegno sulle nuove strategie per rilanciare il turismo post-covid nei Campeggi, svoltosi a Rimini lo scorso ottobre, occorre puntare sugli ITS, gli istituti turistici ed alberghieri, per farli interagire ed integrare con il mondo del turismo all’aria aperta in modo da facilitare l’ingresso dei giovani formati nel mondo del lavoro e di poter così far crescere il settore che, come ha ricordato, ha pagato il prezzo più alto in questa crisi.

Serivranno pertanto project manager, temporary manager, nuove figure per cambiare il settore che, solo in veneto, come ha rcordato in una recente indagine federalberghi, oltre 80% delle strutture sono interamente gestite a conduzione familiare con i limiti, che le PMI dell’accoglienza hanno nel poter potenziare la loro offerta per i turisti, potenziamento necessario fin da subito non solo per intercettare i fondi del PNRR ma, a maggior ragione, per intercettare la forte domanda in ripresa di turisti nel nostro paese.

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