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Iperturismo: il grido d’allarme

Da più parti si invocano misure per la destagionalizzazione dei flussi turistici

l’Italia è sempre stato un Paese a vocazione turistica, fin dai tempi del Grand Tour ed è sempre stata una meta di attrazione. Adesso con la pasqua, abbiamo avuto ottimi numeri, oltre 16 milioni di turisti e più di 8 milioni di italiani che hanno approfittato del ponte per fare una vacanza. Abbiamo recuperato così il divario con i numeri del 2019 e l’estate si avvicina, portando grandi speranze ed altri numeri che fanno ben sperare in un 2023 addirittura migliore del 2019. Purtroppo però molte amministrazioni, a partire dai comuni delle Cinque terre fino a Venezia, chiedono a gran voce il “numero chiuso” contro “l’invasione di turisti”; è evidente che bisogna governare il fenomeno e non aspettare l’ultimo momento come spesso accade. Come fare? Ma soprattutto che fare? Sono tanti i luoghi a cominciare dalla Capitale che sono sempre stati pubblicizzati in tutto il mondo ed adesso che abbiamo i turisti ci ribelliamo? Sia ben chiaro, le intenzioni del Governo e del Ministero sono chiarissime: far diventare il Turismo la prima industria italiana (Daniela Santanchè) con evidenti risultati. Da un lato infatti l’aumento dell’occupazione nel breve periodo nei settori della ricettività, dell’accoglienza e della ristorazione, aumentare il numero di turisti nel nostro Paese ed indirizzarne il più possibile alla scoperta di borghi attualmente non sovraffollati, con campagne di promozione mirate come fu il caso delle Cinque Terre gemellate con la grande muraglia cinese, dall’altro il contraccolpo subito da questi territori: il turismo come unica fonte di occupazione, prezzi di case alle stelle per via degli affitti brevi e difficoltà nel continuare la vita quotidiana. Insomma stiamo “vendendo” molto bene il nostro Paese ma lo stiamo facendo per pochi decimali di punto di PIL. Come uscirne? La destagionalizzazione dovrebbe essere la nostra priorità a cominciare dalle scuole: studi recenti hanno infatti dimostrato che a tempi lunghi di chiusura o vacanze dalle scuole, si ha un basso tasso di apprendimento e aumenta il divario fra i più abbienti (con più possibilità di apprendimento) e quelli meno abbienti all’interno della stessa classe. Si potrebbe copiare il modello francese con tante vacanze distribuite nel corso dell’anno anziché tre mesi estivi consecutivi…e la stessa cosa potrebbe essere fatta per i genitori! Poi come chiesto da tanti sindaci, bisognerebbe mettere un freno agli affitti brevi per fini turistici che incrementano i prezzi degli affitti e fanno concorrenza sleale ad alberghi e campeggi. Infine sì, per certi luoghi, andrebbe istituito il numero chiuso su prenotazione. Perché se ci pensate, tanti dei nostri borghi e città non sono altro che musei a cielo aperto e vanno preservati con le migliori intenzioni e nel modo migliore. La cosa bella? Che tutto questo non è fantascienza e che si può fare! Sono già moltissimi gli italiani che scelgono di andare in vacanza a luglio o a settembre, per godere di minore folla e prezzi più bassi, contribuendo così alla destagionalizzazione del turismo, insomma un’ altro modo di fare turismo è possibile, le soluzioni ci sono, basta solo sperimentare e provare.

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