Turismo esperienziale in Italia: il nuovo modo di viaggiare che punta tutto sulle emozioni.

Il turismo esperienziale in Italia è un trend di viaggio che da diversi anni ormai ha iniziato a diffondersi non solo in Italia, ma nel mondo intero. Con il passare del tempo, i viaggiatori stanno passando da un turismo quantitativo ad uno qualitativo, che ad un alto numero di posti visitati in modo sommario, preferisce un minor numero di spunte sulla tabella di marcia ma un’esperienza più approfondita. Quello che i viaggiatori di oggi vogliono maggiormente non è tanto vedere posti nuovi, quanto farne esperienza: imparare, assaggiare, scoprire.

Il viaggio diventa emozione

In ambito turistico, dire che la pandemia da Covid-19 ha creato uno spartiacque epocale, non è certo un eufemismo. Esiste, ormai, un prima e dopo, che ha cambiato molte carte in tavola per il settore turistico. Si è passati, infatti, da un turismo quantitativo ad uno qualitativo. Si è passati da un turismo a lungo raggio ad un turismo di prossimità. Si è passati dal turismo di massa all’undertourism. Insomma, il modo di viaggiare è decisamente diverso da quello che si conosceva fino al 2020. Principalmente però, a cambiare è stato il concetto stesso del viaggio.

Oggi il viaggio è soprattutto emozione. I viaggiatori vogliono portare a casa non più souvenir, ma ricordi autentici ed esperienze vissute sulla propria pelle. Aver imparato a fare la pasta fatta in casa da una massaia ha molto più valore, in questo senso, di una visita al Colosseo. Senza nulla togliere alle attrazioni artistiche e culturali, che rimangono uno dei principali poli di attrazione dei turisti, oggi le esperienze rappresentano quel quid in più che dà consistenza al viaggio.

Il turismo esperienziale è cresciuto enormemente negli ultimi 5 anni, spinto anche dagli strascichi e dalle lezioni impartite dalla pandemia. Si è riscoperto il valore delle cose vere, dei rapporti umani, dello stare insieme e del vivere piuttosto che dell’apparire. Per questo, non è affatto esagerato affermare che il futuro del turismo sta proprio nelle esperienze che i viaggiatori si portano a casa, che ricordano e che fanno effettivamente il viaggio.

Il turismo esperienziale in Italia

In Italia il turismo esperienziale sta raccogliendo grandi consensi tra i viaggiatori, soprattutto quelli stranieri. A conferma di questo ci sono sia i dati ENIT relativi al turismo dei primi 9 mesi del 2024, sia la case history di ToItGroup, l’azienda che si è piazzata prima nella graduatoria Stelle del Sud 2025 del Sole 24 Ore. Con un fatturato del 70% superiore a quello dell’anno precedente, l’azienda specializzata proprio in turismo esperienziale, evidenzia quanto questo intento di viaggio stia prendendo piede in Italia, e quante opportunità offra per il territorio e le aziende locali.

Nell’esperienza di ToItGroup, ad essere principalmente attratti dal turismo esperienziale in Italia sono i viaggiatori stranieri. Nord America, USA, Canada e Regno Unito sono i principali mercati, ma sono in crescita anche i viaggiatori asiatici, provenienti da Sud Corea, Giappone, Malesia e Taiwan. In Europa invece, come evidenziano i dati ENIT, sono i tedeschi a scegliere l’Italia come meta delle loro vacanze esperienziali, spinti in gran parte dall’enogastronomia nostrana.

A portare il turismo d’esperienza nel Bel Paese contribuiscono anche la moda, il luxury e gli sport all’aria aperta. Inoltre, nel viaggio esperienziale i turisti sono sempre più attenti alla sostenibilità ambientale, aspetto che in passato non era centrale ma che oggi sta assumendo un’importanza sempre maggiore e che spinge un numero sempre maggiore di turisti a scegliere le strutture anche in base al loro impegno nel ridurre il proprio impatto sull’ambiente.

Esperienza e territorio: un connubio dell’Open Air

È evidente, quindi, come esperienza e territorio si fondano in un’unica realtà quando si parla di turismo esperienziale. Non esiste, infatti, alcuna esperienza senza la sinergia tra le aziende locali, le strutture ricettive, i tour operator e l’offerta turistica. Il territorio è l’elemento di maggior ricchezza per il turismo che vuole regalare esperienze e ricordi, e che da sempre si trova, intrinsecamente, nel settore dell’Open Air. Il forte legame dell’Open Air con le realtà locali è infatti un ponte da sfruttare per ampliare l’offerta esperienziale per i consumatori.

Senza andare a cercare attività troppo lontane dalla nostra cultura, ogni territorio ha le proprie tradizioni a cui attingere, che siano queste culinarie, canore o artigianali. Creare reti di collaborazioni sinergiche e orientate all’esperienza è la chiave per aprire la porta ad un turismo in enorme espansione, che non accenna minimamente a fare marcia indietro. Inoltre, le strutture Open Air hanno dalla loro anche la grande componente del verde, che attira sempre di più e costituisce un valore aggiunto importantissimo.

Il turismo esperienziale insegna un ritorno alle origini figlio di un mondo che è andato troppo veloce per troppo tempo, e che dopo la brusca battuta di arresto della pandemia, ha bisogno di rallentare, di andare ad un ritmo più cadenzato e di fermarsi ad ammirare ciò che c’è intorno. Insegna un modo di viaggiare che riscopre il territorio e le tradizioni, e porta a casa ricordi vividi ed esperienze autentiche. Insegna un viaggio non più passivo, ma attivo e intenzionale, a contatto con le realtà locali e desideroso di apprendere, conoscere, approfondire.

Per tutte queste ragioni, il turismo esperienziale, arricchito e corredato da una sostenibilità sempre maggiore e da un’accessibilità e inclusività in via di sviluppo, rappresenta un’opportunità enorme per il comparto dell’Oper Air, che ha tutte le carte in regola per rispondere al meglio alle esigenze dei viaggiatori.

Autore
  • Erika Fameli

    Romana, appassionata di viaggi e di scrittura, da diversi anni ha trasformato le sue passioni in un lavoro. Ex Executive Assistant di Faita Federcamping, ha lavorato come Social Media Manager e oggi collabora come copywriter freelance con riviste online tourism-oriented e non solo.

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