Dopo Venezia è la volta di tutto l’Alto Adige; così ieri l’assessore al turismo della provincia autonoma Arnold Schuler ha annunciato l’intenzione di presentare entro giugno due proposte di articoli di legge nella legge provinciale Territorio e Paesaggio. Il primo prevede infatti che sia messo un tetto massimo ai posti letto come principio, ed il secondo riguarda l’attività di camere e appartamenti ammobiliati per ferie. In totale saranno circa 239.088 i posti letto a disposizione (10.000 in più che di quanti presenti nel 2019 anno di picco del turismo) e non saranno poste limitazioni o tickets di alcun tipo ai turisti che visiteranno la Provincia in giornata. Questo fa parte del “Programma provinciale per lo sviluppo del turismo 2030+” presentato dalle autorità l’altro giorno e redatto in collaborazione con numerosi studiosi del settore. Ora sebbene la strategia dell’assessore che ha salutato il piano come: <<importante per poter puntare sempre di più sulla qualità delle strutture>>, preveda una classificazione delle stesse e rientri perfettamente in una logica di protezione del patrimonio ambientale e di lotta all’iperturismo (di cui abbiamo parlato qui), occorre una riflessione. Da un lato abbiamo infatti il Ministero del Turismo che punta sempre di più sullo sviluppo del settore e preme per un’aumento della capacità ricettiva delle strutture sul territorio nazionale e dall’altra le singole amministrazioni (vedi le cinque terre, Venezia e l’Alto Adige) che premono per una forte limitazione, sia per salvaguardare il territorio che per imitare il “caro affitti”. Come uscirne? Sicuramente puntando sulla qualità delle strutture e probabilmente limitando l’attività di camere ed appartamenti a fini turistici come proposto dall’assessore Schuler ma soprattutto con la destagionalizzazzione e la consapevolezza. Consapevolezza che il turismo non può e non deve diventare il “primo settore produttivo del Paese” perché vorrebbe dire il venir meno degli altri settori ed un forte impoverimento di tutta la popolazione, oltre ad avere una forte dipendenza dall’estero (pensate a paesi poveri come le Maldive) con il rischio che, al cambiare delle preferenze dei flussi turistici, si verifichi un crollo del settore nel Paese (covid docet). Insomma ancora non sappiamo come andrà in Alto Adige ma la strada sembra segnata ed il precedente potrebbe portare a molti cambiamenti in tante città e regioni.