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Il turismo come leva industriale e le prospettive di crescita economica

L'importanza del turismo sulla crescita acquisita e le sue caratteristiche

In economia dello sviluppo si analizzano i tassi di crescita e le componenti del PIL di ogni Paese al fine di comprenderne gli aspetti più rilevanti.  Sui manuali si trova spesso l’esempio di come il turismo, possa rappresentare una buona base del PIL o una larga fetta per i paesi in via di sviluppo (esempio del Kenya o delle Barbados che vivono di turismo). Tuttavia possiamo davvero considerare il turismo una industria? E dobbiamo davvero auspicarci come ha fatto l’altro giorno in un convegno di Confcommercio il Ministro del turismo, che, diventi la “prima industria italiana”?

Innanzitutto è bene ricordare che il turismo rientra nel settore terziario e che no, non può essere considerato una industria dato che è influenzato da molti fattori (molti di più del settore industriale) come ad esempio i flussi stagionali di turisti o le pandemie, o singoli eventi come una guerra che possono completamente influenzarlo (mentre invece le industrie hanno un’andamento stabile nel tempo che gli consente di generare profitti ed extra-profitti attesi). Poi dobbiamo chiederci cosa intendiamo per “potenza industriale”? Ossia, le attuali superpotenze (USA e Cina) e le potenze regionali (come la Germania), come hanno fatto a diventare delle potenze industriali? E quale ruolo ricopre il turismo all’interno del loro PIL? Tutte e tre le nazioni citate (ma potremmo aggiungere la Francia) hanno avuto una forte base industriale che gli ha consentito di sviluppare il settore terziario e che, negli ultimi vent’anni, va’ di pari passo con l’economia della conoscenza. 

In Germania ad esempio, il turismo vale appena il 4% del PIL (considerando anche l’indotto) mentre la produzione industriale ben il 23,5% ed il settore terziario il 69,8% (compreso il turismo). Numeri che fanno ben riflettere e che sono ben marcati a sottolineare come, l’industria, rappresenti ancora oggi un settore rilevante e fondamentale per la locomotiva d’Europa.

L’industria manifatturiera, infatti, si è sviluppata anche grazie al capitale umano ed ai maggiori investimenti in istruzione e in ricerca e sviluppo (che da noi latitano da oltre trent’anni), permettendo a queste nazioni di crescere in termini di PIL aggregato e di avere un tasso di crescita superiore al 3% annuo (tasso necessario affinché il reddito di una popolazione mediamente raddoppi ogni 15 anni), che ha consentito loro di avere delle economie in crescita ed anche, di conseguenza, di far sì che i propri abitanti potessero sempre più permettersi di fare turismo (dato l’aumento sempre maggiore del reddito pro capite).

In Italia tutto questo non è avvenuto: non sono stati fatti investimenti a lungo termine in istruzione, in ricerca e la maggior parte delle PMI non ha investito mediamente in sviluppo e automazione con il risultato che il tasso di crescita del PIL negli ultimi 30 anni è stato prossimo allo zero (e negli ultimi 10 complici le varie crisi, addirittura negativo). Fortunatamente però si è sviluppato molto il settore turistico che è riuscito ad intercettare i flussi di turisti dall’estero e nel caso dei campeggi italiani a fidelizzarli. Attualmente secondo l’Istat, considerando l’indotto il turismo vale il 9% del PIL (ma se consideriamo i servizi connessi ad esso, come la ristorazione, arriviamo al 13%) e solo il mondo dei campeggi ben 6 miliardi di euro con un fatturato in forte crescita.

Ora, ci sono per il turismo ampi margini di crescita e ci auguriamo che cresca ulteriormente ma diventare la “prima industria italiana” vorrebbe dire relegare l’Italia ad un paese di serie B, poiché ci sarebbero ancor meno investimenti in ricerca e sviluppo, minore attenzione al settore terziario e all’economia della conoscenza ed un numero annuo minore di laureati (di cui invece abbiamo un disperato bisogno per competere a livello internazionale). Insomma ben venga che il turismo cresca e che “fare il cameriere diventi figo” perché dobbiamo valorizzare i mestieri ed abbiamo bisogno di professionisti nel settore del turismo, formati e competenti ma non dobbiamo dimenticarci che per garantire benessere economico ed una crescita sostenibile alle future generazioni abbiamo bisogno di tutti i settori della nostra economia.

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