Ai nostri nipoti dovremo raccontare e spiegare cos’era la neve. Non è fantascienza ma le previsioni della climatologia che, ci mettono in guardia dalle conseguenze delle nostre azioni, dal cambiamento climatico da noi provocato. Quest’anno la stagione sciistica è iniziata molto bene sulle Alpi con neve abbondante anche se si è dovuto ricorrere agli spazzaneve all’inizio, mentre sugli Appennini non se ne vede. Il motivo siamo noi, che abbiamo fatto sì che il 2022 fosse l’anno più caldo mai registrato in Italia e che, con le poche piogge e nevicate di questo periodo, probabilmente faremo il bis nel 2023 (se non batteremo il record appena passato). Ma come se la passano gli operatori? Malissimo sugli Appennini, con il Governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini che ha convinto i suoi omologhi di toscana e Abruzzo a chiedere un tavolo urgente col Ministro del Turismo Daniela Santanché per ottenere nuovi ristori.
Critica Legambiente che punta il dito sull’assenza di un piano di adattamento strategico a lungo termine per il turismo invernale nelle regioni coinvolte, necessario a suo dire per ripensare il turismo in quelle aree ed adattarsi ai cambiamenti climatici. Ora la questione è seria: da un lato è chiaro che servono ristori per le imprese coinvolte ma le regioni coinvolte chiedono anche l’accesso a mutui agevolati per permettere alle imprese di sostituire i cannoni spazzaneve artificiali con modelli nuovi che permettono di sparare a temperature più elevate, di fatto, aggirando il problema per qualche anno. Ma può essere questa una soluzione a lungo termine praticabile?
Alcuni operatori infatti hanno già messo da parte i cannoni per la neve ed offrono escursioni o tour in Mountain bike, consapevoli che il problema non si risolve con qualche investimento in più ma con un cambio di paradigma. Dobbiamo infatti smettere di essere la causa del problema (il cambiamento climatico) e diventare la soluzione, adattandoci e valorizzando il turismo come abbiamo sempre fatto. Tutto questo accade invece, mentre sulle Alpi si registrano buone performance e addirittura in molti complessi un tasso di occupazione superiore del 10% a quanto rilevato nel 2019, con il ritorno di turisti americani (favoriti dal dollaro forte) e perfino qualche russo. Insomma quest’inverno lo ricorderemo per una stagione strana, con la neve sulle Alpi e la sua assenza sugli Appennini.